Dichiarazione del Ministero degli Esteri polacco sulla sentenza della Corte costituzionale
09.10.2021
La sentenza della Corte costituzionale della Repubblica di Polonia del 7 ottobre 2021 ha confermato la gerarchia vigente delle fonti del diritto in Polonia e nell'Unione europea. Le costituzioni nazionali degli Stati membri dell'UE sono sempre al primo posto in questa gerarchia. I trattati dell'UE, in quanto atti di diritto internazionale, hanno la precedenza sul diritto nazionale di rango statutario, ma non possono avere il primato sulla costituzione.
Questo principio non suscita alcun dubbio nella giurisprudenza dei tribunali e delle corti costituzionali di molti Stati membri dell'UE. Questi tribunali hanno ripetutamente affermato che alcuni degli atti delle istituzioni dell'Unione europea, in particolare della Corte di giustizia dell'UE, sono ultra vires, cioè eccedono i poteri conferiti a tali istituzioni dai Trattati. Tali giudizi sono stati espressi, tra l'altro, in Francia, Danimarca, Italia, Repubblica Ceca, Spagna e Romania. La linea giurisprudenziale più consolidata in questo settore viene portata avanti fin dagli anni '70 dalla Corte costituzionale federale tedesca.
Sentenze simili sono state adottate in passato anche dalla Corte costituzionale polacca, composta da membri scelti dal Parlamento polacco in tutte le configurazioni politiche sin dal momento dell'adesione della Polonia all'UE. Nel 2005, la Corte costituzionale presieduta dal giudice Marek Safjan ha stabilito il principio secondo cui
“la Costituzione è la legge suprema della Repubblica di Polonia rispetto a tutti gli accordi internazionali che la vincolano, compresi gli accordi sull'attribuzione delle competenze in determinati casi. La Costituzione gode della priorità di validità e di applicazione sul territorio della Polonia ” (sentenza dell'11 maggio 2005, causa K 18/04). Tale principio è stato confermato dalle successive sentenze della Corte costituzionale, tra cui:
- nella sentenza del 19 dicembre 2006 (causa P 37/05), secondo cui “la Corte costituzionale è tenuta a intendere la propria posizione in modo tale che nelle questioni fondamentali, di portata sistemica, mantenga la posizione di “giudizio di ultima istanza" in relazione alla Costituzione polacca"
- nella sentenza del 24 novembre 2010 (causa K 32/09), con la quale si è affermato che “l'attribuzione delle competenze all'UE non può violare il principio della supremazia della Costituzione e non può violare nessuna norma della Costituzione”.
La sentenza del 7 ottobre conferma questa linea di giurisprudenza ben consolidata. La Corte non ha contestato integralmente le disposizioni del Trattato sull'Unione europea. Tuttavia, ha indicato che l'interpretazione secondo cui esse porterebbero al primato delle norme di diritto internazionale sul diritto nazionale di rango costituzionale sarebbe incompatibile con la gerarchia delle fonti di diritto vigente nella Repubblica di Polonia.
L'interpretazione del diritto dell'UE, risultante dalla recente giurisprudenza della Corte di giustizia dell’UE e messa in discussione dalla Corte costituzionale polacca, porterebbe infatti a una situazione in cui i giudici polacchi sarebbero costretti (dal diritto dell'UE, cioè da una norma giuridica di ordine inferiore), nel pronunciarsi, a prescindere dalle norme della Costituzione polacca (ossia da una norma giuridica di grado superiore).
Inoltre, tale interpretazione stabilirebbe per i cittadini polacchi uno standard di tutela giurisdizionale inferiore rispetto a quello cui hanno diritto ai sensi della Costituzione. Ai sensi della Costituzione, i giudici nominati dal Presidente della Repubblica di Polonia sono inamovibili e nell'esercizio del loro ufficio sono soggetti solo alla Costituzione e agli atti di legge. L'interpretazione del diritto dell'Unione europea messa in discussione dalla Corte costituzionale mirava a ledere tale principio, consentendo l'impugnazione delle sentenze dei giudici della Corte e di fatto privandoli del potere giurisdizionale – cosa che, di conseguenza, priva i cittadini della certezza del diritto e della fiducia nella magistratura. L'accoglimento di tale interpretazione abbasserebbe, quindi, lo standard di tutela giuridica, portandolo al di sotto del livello garantito dalla Costituzione polacca: anche per questo motivo non potrebbe essere riconosciuto dalla Corte costituzionale come conforme alla Costituzione polacca.
Ai sensi dell'art. 9 della Costituzione della Repubblica di Polonia, la Polonia rispetta il diritto internazionale che la vincola. Ciò significa che tutti gli obblighi derivanti dal diritto dell'Unione europea, sia primario che secondario, restano in vigore e saranno rispettati dalla Polonia. Restano ferme le disposizioni del Trattato sull'Unione europea indicate nella sentenza della Corte costituzionale del 7 ottobre. E’ inaccettabile solamente una tale loro interpretazione o applicazione che violi la Costituzione polacca.
MFA statement on the judgement of the Constitutional Tribunal
The judgement of the Constitutional Tribunal of the Republic of Poland of 7 October reaffirmed the hierarchy of the sources of law binding in Poland and in the European Union. The first place in this hierarchy is always reserved for national constitutions of EU member states. EU treaties, as acts of international law, have priority over domestic law of a statutory rank, but they cannot precede constitutions.
This principle does not raise any doubts in the case law of the courts and constitutional courts of many EU member states. These courts have repeatedly held that certain acts of the EU institutions, in particular of the Court of Justice of the EU, may be considered ultra vires, i.e. to exceed the powers granted to these institutions by the treaties. Such rulings were made, inter alia, in France, Denmark, Italy, the Czech Republic, Spain or Romania. The strongest line of jurisprudence in this respect has been established since the 1970s by the German Federal Constitutional Court.
The Polish Constitutional Tribunal has also issued similar rulings in the past – while being composed of judges elected by the Polish Parliament in all political configurations since Poland's accession to the EU. In 2005 Constitutional Tribunal presided over by Judge Marek Safjan established the principle that "the Constitution is the supreme law of the Republic of Poland in relation to all international agreements binding it, including agreements on the transfer of competence in certain matters. The Constitution enjoys the primacy of validity and application within the territory of Poland" (judgment of 11 May 2005, case K 18/04). This principle was reaffirmed in subsequent judgements of the Constitutional Tribunal, i.a. in the ruling of 19 December 2006 (P 37/05), declaring that "the Constitutional Tribunal is obliged to understand its position in such a way that it retains the position of »court of last resort« with respect to the Polish Constitution", as well as in the judgment of 24 November 2010 (K 32/09), stating that "the transfer of competencies to the EU may not infringe the principle of supremacy of the Constitution and may not violate any provisions of the Constitution".
The judgment of 7 October confirms this long-standing line of jurisprudence. The Constitutional Tribunal did not question the provisions of the Treaty on European Union per se. Nevertheless, it pointed out that their interpretation leading to a factual supremacy of the norms of international law over the national law of constitutional rank would be incompatible with the hierarchy of the sources of law established in the Polish Constitution. Interpretation of the EU law, resulting from the recent jurisprudence of the CJEU, and challenged by the Constitutional Tribunal, would lead to a situation where Polish judges would be forced (by the EU law, i.e. a legal norm of a lower rank) to disregard the provisions of the Polish Constitution (a legal norm of a higher rank).
Moreover, such an interpretation would establish a lower standard of judicial protection for Polish citizens than they are entitled to under the Constitution. In accordance with the Constitution, judges appointed by the President of the Republic of Poland are irremovable, independent, and within the exercise of their office, they are subject only to the Constitution and statutes. The interpretation of EU law questioned by the Constitutional Tribunal was intended to undermine this principle, allowing the validity of judicial sentences to be questioned and in fact depriving judges of their judicial power. As a consequence, it would also deprive the citizens of legal certainty and trust in the judiciary. Accepting this interpretation would, therefore, lower the standard of legal protection below the level guaranteed in the Polish Constitution. Hence, it could not be recognized by the Constitutional Tribunal as compliant with the Polish Constitution.
Republic of Poland respects the binding international law pursuant to art. 9 of the Constitution. All obligations arising from both primary and secondary European Union law remain in force and thus, will be continue to be fully respected by Poland. The provisions of the Treaty of the European Union indicated in the judgment of the Constitutional Tribunal of 7 October remain in force. What cannot be accepted, are only the forms of their interpretation or application that violate the Constitution of the Republic of Poland.