Marta Herling
“Quando nel 1979 al ritorno dalla Polonia raccontai a mio padre le impressioni del viaggio, lui si commosse. Si rese conto che l’avevo compreso. Solo allora capii che nessuno ci era mai riuscito.”
Sebbene sia nata a Napoli, Marta Herling, porta un cognome di particolare importanza nella cultura polacca. Le sue radici familiari affondano inoltre nella terra italiana e nella sua storia perché suo nonno era Benedetto Croce. Come ha riscoperto la sua identità polacca in questa storia familiare? “Ho esplorato, passo dopo passo, un mondo a parte”.
Il padre di Marta, Gustaw Herling Grudziński, era un illustre scrittore il cui destino è stato segnato dolorosamente dalla storia polacca. La sua vita è stata sconosciuta a Marta per molti anni ma da quando l’ha scoperta, ha deciso che sarebbe stata la sua missione divulgare le opere e le memorie paterne. Ne parla con grande entusiasmo: “A Napoli, la vita di mio padre non era facile. Nessuno era in grado di capire quello che provasse. Quando ero piccola, il ricordo più vivo che ho di lui è il suono dei suoi passi nella notte, nello studio dove era solito rinchiudersi, isolandosi dal mondo, per lavorare sui suoi libri. Il suo studio era diventato un piccolo angolo di Polonia, dove egli era solito scrivere per interi giorni e ricevere i suoi ospiti polacchi. Raramente ne ho avuto accesso, era il suo mondo, un mondo nel quale era totalmente immerso”.
Tutto questo non ha fatto che alimentare la curiosità di Marta, per questo ha dedicato i suoi anni di università alla conoscenza del paese natale del padre e allo studio della lingua polacca. “Mio padre per me era una figura affascinante e allo stesso tempo misteriosa. Decisi per questo di scoprire il suo mistero”.
“Sono andata in Polonia per la prima volta nel 1967, insieme a mia madre, perché a quel tempo a mio padre, in esilio, era vietato l’accesso. Chi fosse veramente Gustaw Herling Grudziński l’ho compreso con il viaggio successivo, nel 1979. All’università, ogni volta che mi presentavo, percepivo il rispetto che le persone mostravano verso il mio cognome. Questo è stato molto importante perché in quel periodo, in Italia, mio padre non era così conosciuto e compreso”.
Scoprire la Polonia, la sua lingua, la sua cultura, per Marta ha significato ritrovare la parte mancante di se. Durante i viaggi a Varsavia e nei luoghi d’origine della famiglia paterna, ha ritrovato la vera identità del padre, finora a lei sconosciuta. Un giorno, lo scrittore le chiese di tenere un diario del suo viaggio. Al suo ritorno in Italia nel leggere alcuni stralci dei suoi scritti il padre si commosse: era lei ora, la figlia, a fargli conoscere il suo paese.
Gustaw Herling Grudziński fece ritorno in Polonia solo nel 1991, dopo un esilio forzato di mezzo secolo. “Ricordo molto bene quel volo da Roma a Varsavia perché avevo accompagnato mio padre insieme a mia madre. Era da poco decollato l’aereo quando incominciò a raccontarci della sua infanzia, dei suoi genitori e dei suoi anni all’università. Udii raccontare storie mai sentite prima. Inizialmente rimasi senza parole, solo in seguito mi resi conto che soltanto al suo ritorno in Polonia, avrebbe riacquistato un senso per lui parlare degli anni antecedenti la guerra. Non meno toccante è stato il momento in cui mio padre è sbarcato all’aeroporto Okęcie. Ad aspettarlo c’era sua sorella, gli amici, molti lettori e giornalisti. Sembrava per un attimo come se non avesse mai lasciato la Polonia”.