Paweł Rzepczak
“Immagino due aquile come simboli della mia vita: la prima rappresenta la Polonia, le radici, l’educazione che ho ricevuto e che voglio coltivare, mentre la seconda raffigura con orgoglio la mia realtà di oggi, quella della città eterna in cui vivo.”
Paweł Rzepczak è nato nel 1995. “Ho avuto la fortuna di crescere in una Polonia libera, nella quale le ultime colonne di ghiaccio del comunismo si erano già sciolte. Era l’inizio di un nuovo ciclo, le persone avevano orizzonti ampi ed io ero testimone di quell’apertura verso il mondo”. Cresciuto nello spirito della tradizione e della storia, solo a Roma ha compreso l’importanza dell’istruzione ricevuta in Polonia. “Da bambino non mi rendevo conto di quanto potesse aiutarmi a mantenere la mia identità” - aggiunge.
Paweł si è sempre interessato alle vicende storiche poiché il destino della sua famiglia era legato alla storia polacca. “Sia mio nonno che il mio bisnonno combatterono durante la Rivolta di Varsavia, altri parenti invece parteciparono alla Campagna di Polonia”, racconta mostrando cimeli di guerra nella sua stanza.
Del suo arrivo in Italia all’età di 11 anni dice: “Non è stato facile lasciare gli amici, la famiglia e la città in cui sono cresciuto, per trasferirmi a Roma e iniziare una nuova vita”. Arrivato nella capitale italiana, si è iscritto all’ultimo anno della scuola media, in un istituto cattolico. “I coetanei non mi accettavano, ma fortunatamente c’erano le suore che si occupavano di me e mi appoggiavano”. È stato un periodo difficile, anche perché non conosceva la lingua e doveva affrontare molte sfide, ma ne è uscito vincitore. “La situazione è cambiata al secondo liceo, quando grazie alle lezioni d’italiano ho cominciato a conoscere la lingua e a comunicare con i compagni ”.
Paweł ha frequentato per nove anni anche la scuola polacca di Roma. “Eravamo incoraggiati a frequentare la scuola dalla presenza di ragazzi nella medesima situazione. Devo sottolineare che gli insegnanti, oltre a fornirci le stesse conoscenze impartite ai nostril coetanei in Polonia, ci sostenevano moralmente nell’affrontare i problemi quotidiani”. Il rapporto con i compagni di scuola è proseguito dopo il diploma. Insieme hanno fondato l’associazione giovani polacchi in Italia Iuventi Polonae, di cui Paweł è presidente.
Appassionato di storia, Paweł Rzepczak ricorda con entusiasmo quando ai tempi della scuola partecipava alle celebrazioni legate al suo paese e alla comunità Polacca in Italia, come quella del giorno dell’Indipendenza Nazionale, celebrata ogni anno davanti al monumento di Józef Piłsudski. “È stato sempre un momento speciale per me, mi faceva ricordare i tempi in cui vivevo a Varsavia e frequentavo la scuola media chiamata con il nome del Maresciallo. Quel monumento rappresenta per me l’unione tra una vita e l’altra”.
La commemorazione che l’ha maggiormente coinvolto è stata, però, quella del 70° anniversario della battaglia di Monte Cassino. Da qui è nata l’idea di raccontare le vicissitudini del 2° Corpo d’armata Polacco nel concorso “Essere Polacco”, dedicato ai giovani polacchi che vivono all’estero. “Perché, come diceva Niccolò Macchiavelli e ancor prima di lui Cicerone, la storia è maestra di vita”, sottolinea.
Nonostante il legame con la Polonia, dopo nove anni passati a Roma, Paweł ha cominciato ad amare la capitale italiana, i cui muri, come dice, “sussurrano storia”. “Questa città, una volta considerata Caput Mundi, costituisce le fondamenta della cultura europea odierna. È così che vivo, nella consapevolezza di essere polacco, italiano e infine europeo” - aggiunge.