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Teresa Bobrowska

"Non ho mai raccontato a mio figlio quello che ho vissuto durante la guerra. Era troppo difficile per me. L'ho fatto dopo, per i miei nipoti. E per tutte le persone alle quali non è stato permesso raccontare le storie crudeli che hanno vissuto.”

Teresa Bobrowska

Il percorso di Teresa Bobrowska verso l’Italia fu tortuoso e durò ventidue anni. Quando nel febbraio del 1940, era una ragazza di 13 anni, fu deportata dai russi dalla zona di Vilnius in Siberia, insieme ai suoi genitori e fratelli, non poteva certo immaginare che questo fosse l'inizio di un viaggio che sarebbe terminato solo in età adulta.

E’ stato un viaggio che ha lasciato un segno tanto forte sulla giovane Teresa, che per molti anni non ha voluto parlarne. Perché come poteva fare a raccontare le atrocità, le tragedie umane e le condizioni di estrema povertà, a chi non era neanche capace di immaginarsele?

Per mesi viaggiarono praticamente senza sosta, ammassati in un vagone di un treno merci senza finestre, soffrendo di una fame che non avevano mai conosciuto prima. Il treno si fermò ad Arkhangelsk e poi dopo due anni ripartirono con il treno e via fiume in Uzbekistan. "Intorno c'era solo il deserto", ricorda la signora Teresa.

Le caserme in cui vivevano i prigionieri polacchi erano senza pavimenti, senza sedie, senza tavoli. "Le persone andavano a lavorare in condizioni di schiavitù e certe volte non tornavano più. Morivano di fame, di freddo, di estrema stanchezza”, aggiunge. In Uzbekistan Teresa Bobrowska seppellì il fratello minore e anche il padre. E quando non sperava più che qualcosa potesse cambiare, arrivò l'anno 1943, che portò la liberazione dei prigionieri polacchi e a lei regalò una nuova vita.

Pure quella era fatta di viaggi, perché attraverso l'Iran e il Pakistan, alla fine arrivò a destinazione: a Tanganica, nella Tanzania odierna, dove soggiornò nell’insediamento polacco gestito dalla Croce Rossa. Anche questo secondo viaggio fu straziante, perché Teresa Bobrowska non ebbe modo di salutare sua madre prima di partire. D'altra parte, per la prima volta dopo tanto tempo, non pativa la fame, il freddo e dormiva in un letto. In qualche modo percepiva che la vita la stava guidando nella giusta direzione. Dopo i vasti deserti dell’Uzbekistan, nel corso del suo viaggio vide poi da vicino l'Himalaya, i cammelli e una vegetazione dall'intensità e dai colori sconosciuti. Nell'Africa la signora Teresa ha ritrovato la fede nel futuro e proprio li’ ha vissuto tanti momenti di felicità.

L'insediamento polacco a Tanganica sembrava una piccola Polonia. "Avevamo tutto lì: la posta, la radio, la scuola, i giornali. E’ stato un luogo dove ero molto felice, circondata da migliaia di polacchi", ricorda. In Africa ha incontrato molti amici, con i quali ha mantenuto contatti nel corso degli anni. La maggior parte in seguito si è trasferita in Australia, negli Stati Uniti, in Canada ed in Inghilterra.

Nel 1947 Teresa Bobrowska incontrò in Africa il suo futuro marito siciliano, con il quale si sposò due anni dopo. "Abbiamo vissuto in un ambiente internazionale, tra italiani, greci, polacchi, inglesi", racconta. "Sono stati anni meravigliosi, pieni di gioia, di vita”. La signora Teresa non aveva paura di inserirsi nella nuova vita: guidava la macchina, gestiva una pasticceria e poi ha lavorato in una libreria. Dopo diversi anni trascorsi in Tanzania, la giovane coppia con un figlio piccolo si trasferì in Kenya. Essendo ancora in Africa, Teresa Bobrowska, attraverso la Croce Rossa, iniziò la ricerca di sua madre, che ritrovò successivamente in Polonia.

L'inizio della guerra per l'indipendenza in Kenya,  accelerò la decisione degli sposi di andare in Italia, dove giunsero nel 1962, scegliendo come destinazione la città natale del marito della signora Teresa, Siracusa. "La Sicilia mi ha accolto molto bene. Anche la popolazione locale è stata molto cordiale", ricorda. Da allora tutto sarebbe potuto essere perfetto: Teresa Bobrowska  trovò una nuova casa e nel 1967 si incontrò, dopo 24 anni di separazione, con sua madre. Tuttavia, il destino si rivelò ancora una volta crudele: pochi giorni dopo il ritorno della signora Teresa in Italia, morì suo marito.

Pur non conoscendo la lingua italiana, poiché con suo marito comunicava in inglese, Teresa Bobrowska prese in gestione l'attività di famiglia e iniziò così il suo lavoro nella tabaccheria. Ha lavorato li’ continuativamente per 40 anni, fino al suo ottantesimo compleanno, quando ha deciso di andare in pensione.

Tuttavia, essendo in viaggio da tutta la vita, la signora Teresa non aveva intenzione di smettere di lavorare completamente: decise, dunque, che era arrivato il momento per scrivere le sue memorie dei tempi della guerra. Si trattava di storie di cui non aveva ancora voluto parlare a nessuno; ma aveva pensato che non potevano più rimanere segrete e aveva deciso di farlo in primo luogo per coloro che non sono sopravvisuti.

Ha iniziato a scrivere le memorie nel 2006 e nel 2015 le ha pubblicate. La presentazione del suo libro dal titolo “Come le gru. Dalla Polonia in viaggio per la vita” si è svolta a Siracusa nel luglio dello stesso anno. La vita della signora Teresa testimonia che il destino scrive gli scenari più insoliti. "Ho vissuto tanti momenti belli: ho incontrato qui in Sicilia il presidente della Polonia, il primo ministro polacco, l’ambasciatore e diverse personalità militare polacche”, conclude la storia signora Teresa, visibilmente commossa.

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