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Wanda Romer

“Sono nata polacca e nonostante abbia lasciato il Paese all’età di 7 anni e abbia sposato un italiano, con il cuore e con l’anima sono rimasta fedele alla mia Patria.”

Volti polacchi

La vita di Wanda Romer potrebbe essere un romanzo sulla storia della Polonia del XX secolo. Wanda nasce a Varsavia il 13 gennaio del 1932. I suoi genitori erano il conte Karol Romer, Capo del Cerimoniale Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri e Olga Mitilineu, figlia di uno dei ministri del Governo rumeno.

Ha un’infanzia felice che trascorre tra Varsavia, le proprietà di famiglia a Inwałd e la casa dei nonni a Bucarest. La serenità finisce nel 1938 quando – pulendo l’arma da caccia – il padre si ferisce mortalmente. Un anno dopo Wanda perde definitivamente il suo mondo dell’anteguerra. Scoppia la II° Guerra Mondiale e con questo ha inizio il suo vagabondare per il mondo, senza più fare ritorno in Patria.

Allo scoppio della Guerra la madre decide di rifugiarsi dai suoi genitori a Bucarest. Attraversando la frontiera tra la Polonia e la Romania, Wanda, che aveva appena 7 anni, porta con sé una manciata di terra natia in una scatoletta vuota di fiammiferi. A Bucarest Wanda frequenta la scuola polacca mentre sua madre lavora nella sezione polacca della Croce Rossa rumena. Olga si sente polacca e in questo spirito vuole che cresca la figlia.

Madre e figlia sognano di ritornare in Polonia, ma i cambiamenti del sistema politico nel paese del dopoguerra fanno sì che tutto quello che avevano gli è stato tolto e gli rende impossibile il rientro. Alla fine giungono a Torino che deve costituire solo una tappa del viaggio e invece diventa la loro casa.

La vita torinese della diciassettenne Wanda è piena di contraddizioni. Perde tutto quello che aveva, deve incominciare a lavorare molto presto e vivere modestamente, ma nel contempo ha origini aristocratiche grazie alle quali può conoscere tutta l’aristocrazia torinese. Durante un ricevimento per il carnevale del 1952 incontra suo marito, il barone Giovanni Sartorio. Non era ricco e solo dopo molto tempo i coniugi riescono a raggiungere un modesto benessere materiale.

Olga e Wanda molto presto si avvicinano all’ambiente polacco, raccolto intorno alla Comunità Polacca di Torino fondata dai militari del II° Corpo d’Armata che avevano deciso di restarci. Olga vi trova amici, mentre per Wanda diventa piuttosto un luogo di incontri occasionali. Il cambiamento avviene negli anni ‘80 quando Wanda Romer inizia ad impegnarsi nell’aiuto a Solidarność.

Negli anni 1980-86, Wanda presiede con grande dedizione il comitato “Solidarność z Solidarnością” (Solidali con Solidarność), il quale - a seguito delle leggi marziali – dovrà cambiare il nome in “Comitato di Aiuto alla Polonia”. Il Comitato raccoglie soldi, farmaci, generi alimentari, indumenti, li confeziona e li spedisce in Polonia. Il Comitato viene aiutato dal sindacato italiano CISL.

Il marito di Wanda muore di infarto nel 1996. In quella situazione la signora Romer deve buttarsi nel vortice del lavoro per resistere psicologicamente. Dapprima decide di fare qualcosa che avrebbe reso felice il marito: per tre anni si trasferisce a Trieste per ridare fasto al Museo Sartorio, e successivamente, seguendo il suo cuore, si impegna nell’attività della Comunità Polacca di Torino e - come dice - fa carriera: “dal preparare i panini all’incarico di presidente”.

Oggi la signora Romer vive soprattutto per la Comunità: organizza progetti, mostre, incontri settimanali e quelli per le ricorrenze. Di lavoro ce n’è così tanto che le manca il tempo per fare quello che le piace di più, ovvero per trascrivere i suoi ricordi.

Wanda Romer visita la Polonia solo dopo il cambiamento del sistema politico, dopo 52 anni da quando come una bambina di 7 anni aveva oltrepassato il confine tra la Polonia e la Romania.

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