In order to ensure the highest quality of our services, we use small files called cookies. When using our website, the cookie files are downloaded onto your device. You can change the settings of your browser at any time. In addition, your use of our website is tantamount to your consent to the processing of your personal data provided by electronic means.
Back

Intervista all’Ambasciatore Janusz Kotański, „Corrispondenza romana” 9 marzo 2022

09.03.2022

Pubblichiamo l’intervista rilasciata il 9 marzo 2022 dall’Ambasciatore di Polonia presso la Santa Sede Janusz Kotański all’agenzia cattolica di informazioni “Corrispondenza romana”. L’intervista condotta dal redattore Mauro Faverzani riguarda l’accoglienza da parte della Polonia ai profughi che fuggono dalla guerra in Ucraina.

Ambasciatore J. Kotański

In questi terribili giorni, che hanno scosso l’Ucraina con infiniti lutti e sconvolgenti devastazioni, la Polonia si è subito attivata a livello umanitario per essere in prima fila nell’accogliere i profughi in fuga dalla guerra.
Non lo hanno evidenziato solo i media con i reportage dei vari corrispondenti, ma anche papa Francesco, che lo scorso 2 marzo ha ringraziato ed elogiato il nobile e disinteressato aiuto tempestivamente offerto dal popolo polacco di fronte all’esodo di donne e bambini, ormai privi di tutto, stremati ed in cerca di un rifugio. Eppure le note stonate non sono mancate…
Per conoscere esattamente l’impegno e le dimensioni dei soccorsi prestati dalla Polonia ai profughi ucraini, abbiamo interpellato Sua Eccellenza Janusz Andrzej Kotański, ambasciatore della Repubblica di Polonia presso la Santa Sede.

Eccellenza, partiamo dai numeri: quanti profughi ucraini ha accolto, ad oggi [martedì 8 marzo – NdA], la Polonia?
Fino ad oggi la Polonia ha accolto quasi 1,2 milioni di persone. La maggioranza sono ovviamente ucraini, ma in totale è stato registrato l’ingresso di persone originarie di oltre 170 Paesi.

Come avete strutturato l’accoglienza e gli aiuti, per aiutare tutta questa gente in fuga dal suo Paese?
È importante sottolineare una grande determinazione, senza precedenti, sia del governo sia della società polacca. Praticamente tutte le strutture statali e locali e – per quanto riguarda le strutture ecclesiastiche – tutte le parrocchie sono impegnate nell’accoglienza dei profughi. Da un lato, l’assistenza consiste nell’assicurare i posti letto: i rifugiati sono ospitati sia nelle strutture di proprietà dello Stato, delle amministrazioni locali e della Chiesa, sia in case private. Finora – caso senza precedenti – non sono stati allestiti dei campi profughi, creati in occasione di altre crisi migratorie.
Ricordiamo che l’entità della crisi e il tasso di afflusso di profughi sono assolutamente senza precedenti. D’altra parte, abbiamo a che fare con un’esplosione di qualsiasi tipo di raccolta di denaro e di materiali per i profughi che giungono in Polonia e per le persone che sono rimaste in Ucraina. Allo stesso tempo, lo Stato ha reagito molto rapidamente, avviando i lavori su normative che consentiranno l’introduzione di soluzioni sistemiche, come l’indennità per i profughi o le agevolazioni nei regolamenti, ad esempio per quanto riguarda l’occupazione sul mercato del lavoro polacco, l’assistenza medica o gli studi gratuiti. I profughi riceveranno anche il codice fiscale polacco, per facilitare tutte le formalità.
Fin dall’inizio della crisi migratoria, i rifugiati che arrivano dall’Ucraina possono viaggiare gratuitamente sulle ferrovie polacche. È inoltre importante che i bambini – dall’età prescolare fino agli studenti delle scuole superiori – abbiano l’opportunità di studiare insieme ai giovani polacchi e ricevano cure psicologiche specialistiche dopo le esperienze traumatiche, che hanno vissuto. Dopotutto, prendersi cura di donne e bambini è una caratteristica polacca. Inutile aggiungere che queste regole sugli aiuti riguardano tutti i profughi, indipendentemente dalla loro nazionalità.

Risulta che siano stati messi a disposizione dei profughi ucraini anche dei palazzi governativi, è vero?
Esatto. Su iniziativa della coppia presidenziale, i profughi sono stati accolti ad esempio nelle residenze del Presidente della Repubblica di Polonia a Wisła e a Hel.

Il legame tra la Polonia e l’Ucraina ha radici storiche profonde, non nasce certo oggi… 
I legami storici tra la Polonia e la nazione ucraina sono molto stretti e le loro origini risalgono al X-XI secolo, quando la Polonia, governata della dinastia dei Piast, e la Rus’ di Kiev mantenevano relazioni reciproche. Già nel XIV secolo una parte delle terre appartenenti all’odierna Ucraina divenne parte del Regno di Polonia. Nei secoli successivi, la Confederazione delle due Nazioni, della Polonia e della Lituania, raggiunse l’estremo oriente del Dniepr e la lingua rutena, cioè il “progenitore” dell’ucraino, e la fede ortodossa godettero di grandi libertà.
In tempi più moderni, gli ucraini costituirono la più grande minoranza nazionale nel periodo della Seconda Repubblica Polacca (1918-1939). Uno dei co-fondatori della Polonia indipendente, Józef Piłsudski, dopo la Prima guerra mondiale, favorevole alla creazione di uno Stato ucraino, strinse un’alleanza con Symon Petljura, capo della Repubblica Popolare Ucraina, incorporata successivamente nella Russia bolscevica nel 1920. Ci sono anche pagine oscure nella storia reciproca legate al periodo della Seconda guerra mondiale e legate ai massacri dei polacchi in Volinia, le ferite non si sono del tutto rimarginate. Tuttavia, nonostante queste esperienze difficili, oggi la Polonia sostiene l’Ucraina e oggi inequivocabilmente appoggia il diritto dell’Ucraina alla propria sovranità, indipendenza e integrità territoriale. Crediamo che l’invasione russa in Ucraina sia un atto di assoluta barbarie e costituisce la violazione di tutte le norme e del diritto internazionale. Oggi dobbiamo mostrare all’Ucraina, che sta lottando per i veri valori del mondo libero, tutto il sostegno possibile.

La maggior parte dei media italiani hanno elogiato l’impegno profuso dalla Polonia per aiutare i profughi in fuga dall’Ucraina in guerra, per lo più madri con i propri figli. Una nota stonata è giunta invece dal quotidiano della Cei, Avvenire? Cosa è successo?
Purtroppo non si tratta di un caso isolato. Da tempo osservo con dolore che Avvenire sta cercando consapevolmente e deliberatamente di presentare la Polonia e il governo polacco in una luce sfavorevole. Allo stesso tempo, non evita di manipolare e piegare la realtà. L’esempio migliore è l’articolo pubblicato lo scorso autunno, in cui la politica del governo polacco venne paragonata all’ideologia nazista di Blut und Boden; il modo di denunciare la crisi al confine tra la Polonia e la Bielorussia, innescato artificialmente dalla Bielorussia, sembrava influenzato dalla propaganda del Cremlino. Perché lo fanno? Lascio questa domanda senza risposta.

È riuscito a chiarirsi col direttore di Avvenire?
Per quanto riguarda vari articoli apparsi su Avvenire, siamo intervenuti più volte per iscritto. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, le nostre lettere sono rimaste senza risposta. E se qualche volta sono state pubblicate, venivano spesso censurate dalla redazione.

Nel Suo curriculum vitae figurano molti, prestigiosi incarichi nel mondo dell’informazione, mondo che quindi Lei conosce molto bene, sa analizzarlo con competenza ed esperienza. Come giudica, quindi, quanto accaduto col quotidiano Avvenire?
Non ne ho idea e non lo capisco. Marco Tarquinio, a quanto pare, non applica nemmeno il principio di Tertulliano, “credo quia absurdum”, ma ne ha creato uno “credo quia non est”, che poco ha a che fare con il giornalismo onesto. Dalla mia esperienza professionale e ai tempi della schiavitù comunista della Polonia ho scritto anche per giornali clandestini, ho imparato che la verità viene sempre a galla. “L’olio viene sempre a galla” recita un proverbio polacco, alludendo appunto alla verità. Sia la redazione di Avvenire che tutti i giornalisti lo dovrebbero tenere a mente. 

Il popolo polacco non necessita certo del plauso dei media per agire, poiché i suoi aiuti e la sua accoglienza ai profughi ucraini sono giunti tempestivi e disinteressati. Ma certo veder quanto meno riconosciuto tale imponente e generoso sforzo umanitario rende un servizio alla verità, in termini di onestà, rispetto e gratitudine.
 

Materiały

https://www.corrispondenzaromana.it/intervista-allambasciatore-polacco-presso-la-santa-sede-janusz-kotanski/
{"register":{"columns":[]}}