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Intervista all’Ambasciatore Janusz Kotański dedicata all’udienza del Santo Padre Francesco al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede

09.02.2021

Intervista di Włodzimierz Rędzioch all’Ambasciatore di Polonia presso la Santa Sede Janusz Kotański apparsa su “Niedziela” il 2 febbraio 2021 dedicata al all’udienza del Santo Padre Francesco al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.

Ambasciatore Janusz Kotański

Come da tradizione, il nuovo anno inizia in Vaticano con un’importante incontro: l’udienza del Pontefice al corpo diplomatico. Quest’anno la data dell’udienza è stata cambiata più volte a causa della pandemia in corso e, successivamente, per motivi di salute del Papa. 

Infine, l'udienza si è svolta l'8 febbraio, ma non nella Sala Regia, come di solito accade, ma nella Sala delle Benedizioni, ovvero una grande sala situata sopra il portico di San Pietro.
Dopo l'udienza, durata oltre due ore, ho chiesto un'intervista a Janusz Kotański, ambasciatore polacco presso la Santa Sede.

Quest'anno l'udienza papale per il Corpo diplomatico si è svolta durante la pandemia. In che modo era diversa dalle precedenti?
 La situazione causata dalla pandemia ha fatto sì che l'incontro annuale del Papa Francesco con gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede avrebbe dovuto svolgersi non come tradizionalmente - subito dopo l'Epifania - ma eccezionalmente il 25 gennaio. In definitiva, è stato rinviato all'8 febbraio, a causa dei problemi di salute (attacco di sciatica) del Santo Padre. All’inizio dell’udienza Francesco si è scusato per questo rinvio con i diplomatici presenti in Vaticano.
L'incontro si è svolto in una nuova formula. I paesi erano rappresentati solo dall’ambasciatore (senza coniugi e altri diplomatici; solo in caso di assenza dell'ambasciatore era ammesso il suo vice). C'è stato anche un cambio di luogo: quest'anno abbiamo ascoltato il discorso del Papa Francesco nella Sala delle Benedizioni. Anche la foto commemorativa è stata scattata qui e non come tradizionalmente nella Cappella Sistina. Inoltre, non ci siamo avvicinati al Santo Padre, ma siamo rimasti ai nostri posti. Tuttavia, una piacevole sorpresa per i partecipanti all'incontro è stata la possibilità di avere un breve scambio di parole  con il Papa.


È stato chiesto agli ambasciatori di prendere precauzioni speciali? 
Indubbiamente, un numero molto minore dei presenti è stato il risultato di una situazione pandemica, tutti i diplomatici indossavano le mascherine, anche se la maggior parte di noi le ha tolte durante il simbolico baciamano, che questa volta si è svolto senza un bacio o una stretta della mano del Pontefice, mantenendo una certa distanza. Non sono state prese altre straordinarie misure e restrizioni. 


Signor Ambasciatore, cosa l’ha colpito di più nel discorso del Santo Padre? 
Naturalmente, il discorso di quest'anno si è concentrato sui molteplici effetti della pandemia. Francesco ha fortemente sottolineato la sua dimensione globale, ovvero la sua portata globale e, di conseguenza, l’aggravarsi delle crisi esistenti e correlate: climatica, alimentare, economica e migratoria. Il Papa ha chiaramente sottolineato che si tratta di una “crisi antropologica, che riguarda la concezione stessa della persona umana e la sua dignità trascendente”. Così, Francesco ci fa capire che, a prescindere da altri effetti molto importanti della pandemia, non dobbiamo dimenticare la dimensione spirituale e trascendentale dell'uomo. Ha anche sottolineato l'importanza dell'aspetto religioso nella vita delle società che non può essere "cancellato". In conclusione, ha detto che "la cura del corpo non può mai essere separata dalla cura dell'anima". Penso che il monito del Papa sia stato molto importante in questi momenti di particolare difficoltà. Importante è stato anche che il successore di San Pietro abbia rivendicato la libertà religiosa nel mondo, specialmente nel martoriato  Medio Oriente. Il Papa ha parlato con grande preoccupazione anche della difficile situazione dei cristiani in Libano.

Francesco ha parlato della Polonia, di Giovanni Paolo II? 
Ovviamente! Sono estremamente lieto che Francesco abbia ricordato e cito: "il prezioso magistero sulla famiglia" di San Giovanni Paolo II, e più precisamente la sua esortazione apostolica post-sinodale "Familiaris consortio" del 1981, inclusa l'affermazione che il matrimonio e la famiglia "costituiscono uno dei beni più preziosi dell’umanità". Si tratta di un’eloquente testimonianza visto che oggigiorno viene contestato il valore del modello tradizionale di famiglia.
Il Papa ha anche ricordato il 100 ° anniversario della nascita del "Grande Papa San Giovanni Paolo II” celebrato l'anno scorso.

Ha avuto modo di scambiare qualche parola con il Papa? 
Sì ed è sempre una grande emozione! Soprattutto ho ringraziato il Santo Padre per le sue parole su San Giovanni Paolo II. L’ho assicurato che in Polonia preghiamo per l’attuale Successore di San Pietro, cosa che Francesco ha accolto con gratitudine e sorriso.

Włodzimierz Rędzioch “Niedziela”. Foto dell’autore.

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